“Il compito a cui dobbiamo lavorare, non è di arrivare alla sicurezza, ma di arrivare a tollerare l’insicurezza.”
Safety culture o cultura della sicurezza.
Un concetto apparentemente vago che però si traduce spesso a posteriori con la condivisione di dati:
Numero di infortuni, incidenti o mancati infortuni.
Tuttavia, oggi fortunatamente non è più solo questo.
Studiare la sicurezza in ogni luogo di lavoro è un percorso che non ha fine ma che si è scoperto avere un ponte di partenza ben preciso: la consapevolezza.
Introdurre e alimentare una profonda cultura della sicurezza in ogni luogo di lavoro, significa prima di tutto essere consapevoli dell’esistenza di rischi conosciuti o meno, ma potenzialmente gravi. Rischi che di fatto sono sempre presenti anche là dove sembrano non esserci.
A fronte di questa visione, la cultura della sicurezza all’interno di ogni organizzazione di lavoro è la somma tra i valori diffusi, gli atteggiamenti consolidati, la percezione comune, tutte le competenze e ogni comportamento individuale teso verso il raggiungimento dell’obiettivo comune di ricercare e implementare costantemente misure preventive al fine di minimizzare ogni possibile rischio.
Di fatto, una safety culture si inserisce in un circolo virtuoso già esistente o ne obbliga la formazione.
Non può esistere dove persistono atteggiamenti superficiali, disinteresse, scarso controllo, accettazione e deroghe di situazioni o pratiche inadatte, poca formazione, inadeguatezza diffusa, scarsa competenza e indicazioni sommarie.
Per contro, un circolo virtuoso prevede chiarezza al primo posto.
Chiarezza su chi fa cosa, dove e come.
Chiarezza sulle aree di lavoro che devono essere regolamentate nel dettaglio con obblighi e indicazioni di vario genere esposte e ben visibili.
Chiarezza sui comportamenti da tenere in ogni caso e di fronte ad ogni possibile situazione presa preventivamente in esame.
Chiarezza sui canali da seguire per comunicare in modo efficiente e tempestivo.
Ma soprattutto chiarezza sull’obiettivo primario di fare prevenzione a tutti i livelli.
Perseguire incrementi produttivi, efficienza, qualità e altro ancora a discapito della sicurezza è un reato perseguibile sia quando commesso dall’intera organizzazione (management, datore di lavoro e proprietà) sia quando si tratta di iniziative di singoli individui qualsiasi ruolo essi ricoprano in azienda.
Come promuovere la safety culture nella tua organizzazione
Si tratta di un percorso lungo e come dicevano all’inizio, senza una fine.
Una cultura della sicurezza che abbia effetto a tutti i livelli, si promuove attraverso una continua formazione e una continua ricerca di migliori condizioni e più avanzate tecnologie.
Ma non solo, operativamente sono fondamentali dei break formativi sia generici che specifici che siano sintetici ma d’impatto. I momenti d’incontro con le persone sono di fatto il primo valido strumento per aumentare la conoscenza dei pericoli nascosti ma sempre presenti in ogni area di lavoro, tenendo alta l’attenzione e portando nuova consapevolezza.
Analizzare poi in modo dettagliato ogni incidente ma soprattutto ogni potenziale infortunio che non si è verificato (near miss event) è un ottimo punto di partenza per fare prevenzione in modo efficace, andando preventivamente ad escludere uno o più fattori posti in una potenziale sequenza di pericolo.
Eliminando tali fattori o rivedendo la sequenza delle fasi, è possibile quindi ridurre il rischio prima che si generino incidenti.
Costruendo e implementando una catena di gestione controllo che sia in grado di formare prima ma di vigilare poi con determinazione e autorevolezza, applicando in modo equo quanto previsto dalle leggi e dai contratti interni in caso di disobbedienza delle norme condivise.
Infine, dando l’esempio e incentivando l’utilizzo di ogni dispositivo di protezione individuale.
Una safety culture è a tutti gli effetti un concetto apparentemente generico che si traduce però in azioni concrete e ben pianificate con un fine comune e condiviso.
Si tenga presente inoltre che ogni infortunio non è soltanto un evento doloroso per chi lo subisce ma è una sfida persa e un costo insostenibile in termini di fiducia verso il lavoro in generale e sempre più nel dettaglio verso l’azienda, la struttura, i riferimenti e l’ambiente. Costi imparagonabili rispetto a quelli sostenuti per una corretta e continua prevenzione.
I passaggi da attuare
- Redigere una politica aziendale o un codice etico che dichiari esplicitamente l’orientamento dell’intera organizzazione all’attuazione di ogni misura necessaria per sviluppare la cultura della sicurezza.
- Chiarire obblighi e responsabilità ad ogni livello. (formazione e creazione di specifici organigrammi esposti).
- Verifiche, revisioni e controlli periodici dei dispositivi, dei piani, dei processi e di tutti gli strumenti di protezione in dotazione con un approccio rigoroso e metodico.
- Prudenza nelle scelte e sugli acquisti di nuovi macchinari, materiali e lay-out, tecnologie e quant’altro possa modificare il sistema in essere, avendo cura che ogni modifica non sia fonte di nuovi potenziali rischi.
- Impegno delle figure di riferimento nella diffusione del nuovo modello.
- Addestramento e formazione continua.
- Politica rigorosa ed equa suddivisa tra premi e sanzioni.
Di fatto questi prima passi saranno l’evidente segnale di un forte cambiamento. Una nuova linea in cui si pone fermamente l’accento sulla cultura della sicurezza e che non può in alcun modo passare inosservata.
Una guida pratica molto utile:
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